Sulla Libertà Femminile

In un periodo storico in cui si fa un gran parlare di diritti civili, il tema della "libertà" è tra i più obliqui e difficili da definire: fare quel che si vuole? Fare quel che si vuole senza infastidire gli altri? Ribellarsi alle regole o crearne di proprie ed applicarle in virtù del quieto vivere..?

Leggendo alcuni pensieri di un amico, in cui ricordava come venisse perpetuamente punito dalle suore perchè si rifiutava di pregare durante i pasti, mi sono chiesta perchè in molti per definirsi "liberi" debbano necessitare di un qualche livello di "condanna" dal pubblico sentire-- E può essere la suora che ti bacchetta le mani o il governo che ti sbatte in prigione, perchè la gente sente il bisogno di essere "punita" per avere la certezza di essere "libera"?
Del tipo, "Internet mi ha oscurato il sito, è certamente perchè sono una persona libera e non esito a esprimere la mia opinione che vengo recepito come una minaccia e quindi messo a tacere".

Che strano modo di pensare.

Personalmente, se qualcuno mi picchia, mi oscura il sito o mi sbatte in galera, lo definirei come un problema. Mi sembra qualcosa da evitare.
Il mio comportamento in questi casi, è evitare guai così da continuare a fare ciò che ho sempre fatto senza seccature. Per me la libertà è passare inosservati, non farsi punire.
Se qualcuno ti punisce non sei libero, sei in errore, insomma.
Questa è la semplicità dei ragionamenti che mi consentono di vivere felice ed appagata anche nel niente. Pensate un pò.

Il discorso è abbastanza spinoso di suo, ed aggiungetevi che sono una donna.
Fanno continuamente capolino alla ribalta della cronaca notizie allarmanti su impedimenti all'aborto, dalla Polonia come negli Stati Uniti, l'opportunità o meno di legalizzare "l'utero in affitto" nel nostro paese, addirittura della possibilità di mostrare i propri capelli sciolti in paesi come l'Iran... Notavo che la questione della libertà femminile è sempre e solo legata al corpo.

Anche se vogliamo discutere la libertà delle donne dal punto di vista lavorativo o politico, avete notato che ci ritroviamo "discriminate" per questioni legate al nostro corpo? Non siamo giudicate abbastanza "forti" o "atletiche" perchè siamo meno fisicamente prestanti degli uomini; e poi restiamo incinte, abbiamo le mestruazioni, come possiamo ambire ad un posto fisso, a fare straordinari, a fare carriera a causa di questi "impedimenti"?
Personalmente, non mi sono mai messa nella posizione di trovarmi in competizione con un uomo, e lo dico facendo un lavoro considerato "da uomo", quello della guardia giurata. Ma è vero che anche nel mio lavoro, se si chiede di fare straordinari si preferisce chiederli agli uomini, così come "mansioni straordinarie", che sia prendere il caffè al bar e portarlo ai pupazzi dell'amministrazione o portare le macchine dell'azienda in officina per la revisione, per dire-- Ma non divaghiamo.

Parlavamo del corpo della donna, e di come questo sia al centro delle nostre elucubrazioni.
Ma da quando la donna è stata identificata come il suo corpo?

Beh, fin dalla preistoria le divinità legate alla fertilità prima di essere identificate coi cazzi erano rappresentate col seno prospero e il ventre gravido delle donne incinte. Diamo la vita attraverso il nostro corpo, in maniera molto più invasiva e complessa di come facciano le galline deponendo uova. Ogni mese veniamo inoltre messe davanti al nostro "fallimento" di procreatrici con la secrezione di ciò che il nostro corpo ogni mese tanto si prodiga ad allestire nel nostro ventre.
Ora, con tutta la scomodità del caso, sono cose importanti.

Il corpo di noi donne è estremamente importante, quindi sì, ci sta che la nostra esistenza sia perennemente "sessualizzata".
Non è discriminazione, a ben vedere, è proprio un modo per tutelare ciò che siamo. Un essere umano che fa cose fighe, e anche se decidesse di non farle o non ne fosse in grado, beh, ha questa potenzialità estremamente specifica e speciale rispetto agli altri.
E' inevitabile che ci definisca.

Detto ciò, è interessante notare come questa "sessualizzazione" assuma caratteristiche sia negative che positive-- Ed è questo che rende confusa la faccenda.

Ad esempio, nel 1914 la Venere allo Specchio di Velazquez fu vandalizzata dalla suffragetta Mary Richardson, in protesta al trattamento ricevuto dalla leader del movimento femminista inglese, Emmeline Pankhurst: perchè ammirare un bel corpo nudo mitologico e far marcire una bella anima moderna?
Negli anni '70 coi movimenti hippie la nudità della donna e la sua esibizione sarà vista come una conquista di libertà ed emancipazione. "Io sono mia", gridavano le femministe facendo il gesto del triangolo con le dita per strada, simboleggiando la vagina. Anni dopo Vasco Rossi nelle sue performance lo esibirà al grido di "Fammi vedere, fammi godere", nella più becera delle interpretazioni.


Guadagnare con la nudità del proprio corpo è una vittoria o una sconfitta? La prostituta che si fa montare dal ciccione sudato sui materassi sfondati nascosti in mezzo alle fratte, l'influencer che vende a centinaia di euro le foto dei suoi piedini incipriati, la mamma spogliarellista del video di Turn the Page dei Metallica che mantiene sua figlia ed il suo gattino-- E' sempre il corpo che fatica, ma io credo ci sia differenza tra la mondina che si purtrefa le ginocchia nell'acqua delle risaie e la "donna delle pulizie" che ti pulisce casa per 10 euro l'ora.

Io sono sempre il tipo che in ogni occasione preferisce passare inosservata, non mi considero bestiame da mettere in mostra per vendersi al miglior offerente e sono piuttosto convinta di poter vivere dignitosamente continuando farlo, con tanto di peli sulle gambe d'inverno e capelli bianchi in bella vista.
Ci sono però due esperienze che ho trovato interessanti e che hanno avuto il mio corpo in primo piano; è stato in occasione di due viaggi, uno in Giappone e uno a Dubai, ed in entrambi i casi sono stati protagonisti dei bagni in piscina.
Nel primo, si è trattato di andare alle terme con le mie compagne di viaggio, completamente ignude. Siamo partite con "Ragazze, guardate dritte davanti a voi" e siamo finite sdraiate sulle rocce con le patate all'aria. Niente di ambiguo, perverso o strano. Eravamo delle ragazze eterosessuali in relax.
Nel secondo, ero a farmi un bagno nella piscina del hotel in bikini, però in compagnia di due regazzini arabi e della loro mamma "insaccata". Abbiamo scambiato due parole, ci siamo fatte due risate, ma mi sono sentita davvero a disagio ed inopportuna.

In entrambi i casi, non si è trattato minimamente della "libertà a cui ero sottoposta" nei due differenti paesi. Il Giappone è probabilmente uno dei paesi più merdosi in cui vivere per una donna, uno di quelli in cui le donne sono percepite come "impure" perchè hanno il mestruo, non poi così differente dal sentire dei paesi musulmani (ed in generale da tutto il mondo, diciamocelo). A Dubai non frega un cazzo a nessuno di come fai il bagno in albergo, e via, al massimo è vietato il topless, e credo che il massimo che possa capitare sia una multa-- Insomma, credo sia stata una faccenda di come "io mi percepivo rispetto alle altre".
Alle terme eravamo tutte nude, in piscina quella nuda ero io. La madre bardata mi è sembrata "protetta ed invincibile", io mi sono sentita "vulnerabile".

Ma mi sembra strano, e dubito che la libertà possa essere una questione soggettiva.

Per quanto mi riguarda, continuerò a passare inosservata. E finchè durerà mi considererò liberissima.
Come l'aria.

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